Wednesday, 1 June 2011

Rifare il mondo

di Richard Pithouse, Guerro Contro, 23 febbraio 2011

Appena sono arrivati i primi rapporti non confermati di attacchi aerei contro i manifestanti a Tripoli e Bengasi attraveso l’emittente Aljazeera ha parlato un portavoce dell’Unione Europea. Si è sentito parlare della necessità di affermare i “valori europei”. Pochi istanti dopo il programma ha tagliato la notizia dei due piloti libici che sono atterrati a Malta e hanno chiesto asilo politico, piuttosto che eseguire l’ordine di attaccare i dimostranti a Bengasi.

Quei piloti non sono le prime persone che arrivano a Malta attraversando il Mediterraneo dalla Libia. Ma la maggior parte delle persone che fanno quel viaggio non arrivano in Mirage F1. I migranti percorrono molte rotte verso l’Europa. Molte persone attraversano il confine tra la Grecia e la Turchia, dall’Algeria altri arrivano in Spagna. Per molti la strada verso l’Europa passa attraverso il Sahara in Libia, attraverso l’Oceano e arriva a Malta e in Italia. I migranti arrivano dalla Somalia, dal Chad, dal Senegal, dalla Nigeria e da tutta l’Africa Nord Occidentale.

Il viaggio nel Mediterraneo attraverso piccole e affollate imbarcazione è pericoloso, e molte sono affondate. Se intercettati dalla marina italiana, i migranti sono stati costretti ad abbandonare le barche al largo,e spesso con l’uso di bastoni e manganelli che rilasciano scariche elettriche, sono stati  portati nelle carceri di Tripoli.

Violando gravemente il diritto internazionale, non si cerca di capire se sono dei rifugiati politici, se hanno bisogno di assistenza sanitaria o dove possano essere i parenti di coloro che sono minorenni. Da Tripoli vengono portati nei centri di detenzione finanziati dagli europei vicini ai confini con il Chad e il Niger, come quello  di Al Qatran in pieno deserto.

Al Qatran si trova ad un migliaio di chilometri da Tripoli, e possono essere necessari tre giorni in camion per spostare i migranti catturati. Nei centri di detenzione si possono trovare più di cinquanta persone in una stanza. Dormono per terra. Episodi di sadismo sono la routine come succede in tutte quelle situazioni in cui è endemico il potere assoluto di alcune persone. Avvengono pestaggi, stupri ed estorsioni. I suicidi sono una risposta comune, come le evasioni di massa durante le quali i migranti sono uccisi dalla polizia. Ma coloro che riescono a scappare, ad ottenere improvvisamente la libertà, si trovano senza documenti e senza denaro in mezzo al deserto.

Erano i primi giorni della guerra del 2003 in Iraq, quando Tony Blair per primo propose l’idea che i migranti che cercano di entrare in Europa dovessero essere inviati in centri di detenzione e transito fuori dall’Europa. Con una logica simile, gli Stati Uniti hanno esternalizzato la tortura in paesi quali l’Egitto.

I primi tentativi di Muammar Gheddafi di dimostrare che sarebbe stato in grado di assumere il ruolo di poliziotto delle frontiere europee non sono stati un gran successo. Nel mese di agosto del 2004 aveva noleggiato un aereo  per trasportare 75 prigionieri eritrei catturati da Tripoli, ma  a metà volo i passeggeri hanno preso il controllo dell’aereo e lo hanno dirottato a Khartoum, dove l’UNHCR (Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, NdR) ha riconosciuto che sessanta di loro erano legittimamente dei rifugiati politici.

Ma lo stesso giorno in cui l’Unione Europea ha revocato le sanzioni economiche e sull’embargo delle armi, nell’ottobre del 2004, si è deciso di impegnarsi con la Libia in “materia di immigrazione” e un team di tecnici è stato inviato in Libia il mese successivo. Il Regno Unito e la Francia si sono affrettate a vendergli le armi e, nel 2008, l’Italia e la Libia hanno firmato il Trattato di Amicizia, di parternariato e di cooperazione tra la Repubblica italiana e il Grande Popolo Socialista della Libyan Arab Jamahiriya con il quale l’Italia accettava di investire 5 miliardi di dollari in Libia in cambio, tra l’altro, di un accordo per il quale la polizia libica si impegnava fermare l’immigrazione verso l’Europa. Silvio Berlusconi dichiarò che relazioni  più strette con la Libia significavano «meno clandestini e più petrolio». Da allora, Berlusconi e Gheddafi, attraverso le finanziarie di famiglia sono diventati co-proprietari di una grande azienda di comunicazioni (Nessma TV, NdR).

Questo tipo di legame personale tra un politico eletto in Occidente, o altrove, e un despota è così da considerarsi  unica. Il Ministro degli Esteri francese Michele Alliot-Marie ha trascorso le sue feste di Natale in Tunisia, ospite di un uomo d’affari con stretti legami con Zine el-Abidine Ben Ali, mentre le proteste contro Ben alì stavano montando. La prima risposta dello Stato francese alle proteste in Tunisia è stata quella di inviare  armi a Ben Alì. Il Primo Ministro francese Francois Fillon ha trascorso le sue vacanze di Natale sul Nilo come ospite dello Stato egiziano. Nel marzo del 2009, il Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha commentato, nel corso di una discussione sulle gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani da parte del regime di Mubarak: «veramente io considero il Presidente e la signora Mubarak amici di famiglia».

A parte le compagnie petrolifere e le agenzie di sicurezza, negli ultimi anni tutti i tipi di istituzioni europee hanno hanno presentato le loro proposte alla dittatura di Tripoli. La London School of Economics ha accettato 1.5 milioni di sterline dalla Gaddafi International Charity and Development Foundation per un “centro di democrazia virtuale”. La Fondazione è diretta da Saif al-Islam Gheddafi, lo stesso che recentemente è andato in televisione a dire che il governo di suo padre avrebbe lottato «fino all’ultimo minuto, all’ultimo proiettile».

Il colonialismo dell’Europa, la schiavitù e il genocidio non possono pretendere nessuna leadership morale in questo mondo. L’Europa che ha sostenuto la dittatura di Mubarak per trent’anni e la dittatura di Ben Alì per 23 anni non può pretendere nessuna leadership morale  in questo mondo. L’Europa che ha contribuito a distruggere l’Iraq durante l’invasione del 2003, non può pretendere nessuna leadership morale in questo mondo. L’Europa che ha rifiutato di consentire al popolo haitiano di eleggere la leadership che aveva scelto, sostenendo un colpo di stato nel 2004 contro quella leadership, non può pretendere nessuna leadership morale in questo mondo. L’Europa che è direttamente responsabile della morte documentata di 14 mila migranti dal 1993, non può pretendere nessuna leadership morale in questo mondo.

E’ abbastanza vero che la forma moderna di democrazia è iniziata in Europa con la Rivoluzione Francese del 1789. Ma quando gli schiavi africani di Haiti hanno seriamente fatto proprie le idee di libertà, uguaglianza e fraternità, e hanno vinto la loro rivoluzione nel 1804, è subito diventato chiaro che per i francesi la democrazia non può essere per tutti. Da allora, questa è stata la posizione europea.

Scegliere la democrazia non significa certamente scegliere l’Europa, e tanto meno scegliere gli Stati Uniti, che hanno rovesciato governi democraticamente eletti in giro per il mondo quando erano stati così temerari da eleggere i leader “sbagliati”. In verità, ogni serio impegno per la democrazia deve respingere l’autorità morale e politica dell’Europa e degli Stati Uniti. Qualsiasi impegno per la democrazia deve affermare, in modo molto chiaro, che le persone di tutto il mondo hanno il diritto di governarsi da sole, secondo la loro volontà.

Non possiamo conoscere la traettoria delle rivolte che hanno spazzato il Nord africa e il Medioriente. Ma una cosa è certa. Nonostante i pomposi proclami di Washington e di Bruxelles, queste non sono rivolte a favore dei valori americani o europei. Al contrario, esse sono una sfida diretta contro questi valori. Sono rivolte contro una struttura di potere globale che è formata da un alleanza internazionale di elitè, che ha tra i suoi principi chiave l’idea che gli arabi “non sono ancora pronti per la democrazia”. Questo, naturalmente, è l’eco di una delle giustificazioni dell’apartheid. Ma  chi dice che qualcun’altro non è pronto per la democrazia, per questo semplice fatto di dirlo,è lui a  non essere democratico.

Mubarak e Ben Alì erano poco di più di cooptati leader dei bantustan in un sistema di apartheid globale. Il petrolio di Gheddafi ha finanziato la crudeltà, la megalomania e l’opportunismo che lo hanno portato in molte direzioni durante il suo regno di 42 anni ma, negli ultimi anni, lo hanno portato nella stessa direzione. Democratizzare un Bantustan è un progresso. Ma democratizzare un Bantustan non è sufficiente. L’intero sistema globale ha bisogno di essere democraticizzato.