di Richard Pithouse, Guerro Contro, 23 febbraio 2011
Appena sono arrivati i primi rapporti
non confermati di attacchi aerei contro i manifestanti a Tripoli e
Bengasi attraveso l’emittente Aljazeera ha parlato un portavoce
dell’Unione Europea. Si è sentito parlare della necessità di affermare i
“valori europei”. Pochi istanti dopo il programma ha tagliato la
notizia dei due piloti libici che sono atterrati a Malta e hanno chiesto
asilo politico, piuttosto che eseguire l’ordine di attaccare i
dimostranti a Bengasi.
Quei piloti
non sono le prime persone che arrivano a Malta attraversando il
Mediterraneo dalla Libia. Ma la maggior parte delle persone che fanno
quel viaggio non arrivano in Mirage F1. I migranti percorrono molte
rotte verso l’Europa. Molte persone attraversano il confine tra la
Grecia e la Turchia, dall’Algeria altri arrivano in Spagna. Per molti la
strada verso l’Europa passa attraverso il Sahara in Libia, attraverso
l’Oceano e arriva a Malta e in Italia. I migranti arrivano dalla
Somalia, dal Chad, dal Senegal, dalla Nigeria e da tutta l’Africa Nord
Occidentale.
Il viaggio nel Mediterraneo attraverso
piccole e affollate imbarcazione è pericoloso, e molte sono affondate.
Se intercettati dalla marina italiana, i migranti sono stati costretti
ad abbandonare le barche al largo,e spesso con l’uso di bastoni e
manganelli che rilasciano scariche elettriche, sono stati portati nelle
carceri di Tripoli.
Violando gravemente il diritto
internazionale, non si cerca di capire se sono dei rifugiati politici,
se hanno bisogno di assistenza sanitaria o dove possano essere i parenti
di coloro che sono minorenni. Da Tripoli vengono portati nei centri di
detenzione finanziati dagli europei vicini ai confini con il Chad e il
Niger, come quello di Al Qatran in pieno deserto.
Al Qatran si trova ad un
migliaio di chilometri da Tripoli, e possono essere necessari tre giorni
in camion per spostare i migranti catturati. Nei centri di detenzione si possono trovare più di cinquanta persone in una stanza. Dormono
per terra. Episodi di sadismo sono la routine come succede in tutte
quelle situazioni in cui è endemico il potere assoluto di alcune
persone. Avvengono pestaggi, stupri ed estorsioni. I suicidi sono una
risposta comune, come le evasioni di massa durante le quali i migranti
sono uccisi dalla polizia. Ma coloro che riescono a scappare, ad
ottenere improvvisamente la libertà, si trovano senza documenti e senza
denaro in mezzo al deserto.
Erano i primi giorni della
guerra del 2003 in Iraq, quando Tony Blair per primo propose l’idea che i
migranti che cercano di entrare in Europa dovessero essere inviati in
centri di detenzione e transito fuori dall’Europa. Con una logica
simile, gli Stati Uniti hanno esternalizzato la tortura in paesi quali
l’Egitto.
I primi tentativi di Muammar
Gheddafi di dimostrare che sarebbe stato in grado di assumere il ruolo
di poliziotto delle frontiere europee non sono stati un gran successo.
Nel mese di agosto del 2004 aveva noleggiato un aereo per trasportare
75 prigionieri eritrei catturati da Tripoli, ma a metà volo i
passeggeri hanno preso il controllo dell’aereo e lo hanno dirottato a Khartoum, dove l’UNHCR (Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, NdR) ha riconosciuto che sessanta di loro erano legittimamente dei rifugiati politici.
Ma lo stesso giorno in
cui l’Unione Europea ha revocato le sanzioni economiche e sull’embargo
delle armi, nell’ottobre del 2004, si è deciso di impegnarsi con la
Libia in “materia di immigrazione” e un team di tecnici è stato inviato
in Libia il mese successivo. Il Regno Unito e la Francia si sono
affrettate a vendergli le armi e, nel 2008, l’Italia e la Libia hanno
firmato il Trattato di Amicizia, di parternariato e di cooperazione tra
la Repubblica italiana e il Grande Popolo Socialista della Libyan
Arab Jamahiriya con il quale l’Italia accettava di investire 5 miliardi
di dollari in Libia in cambio, tra l’altro, di un accordo per il quale
la polizia libica si impegnava fermare l’immigrazione verso l’Europa.
Silvio Berlusconi dichiarò che relazioni più strette con la Libia
significavano «meno clandestini e più petrolio». Da allora, Berlusconi e
Gheddafi, attraverso le finanziarie di famiglia sono diventati
co-proprietari di una grande azienda di comunicazioni (Nessma TV, NdR).
Questo tipo di legame personale tra un
politico eletto in Occidente, o altrove, e un despota è così da
considerarsi unica. Il Ministro degli Esteri francese Michele Alliot-Marie ha trascorso le sue feste di Natale in Tunisia, ospite di un uomo d’affari con stretti legami con Zine
el-Abidine Ben Ali, mentre le proteste contro Ben alì stavano montando.
La prima risposta dello Stato francese alle proteste in Tunisia è stata
quella di inviare armi a Ben Alì. Il Primo Ministro francese Francois
Fillon ha trascorso le sue vacanze di Natale sul Nilo come ospite dello
Stato egiziano. Nel marzo del 2009, il Segretario di Stato americano,
Hillary Clinton, ha commentato, nel corso di una discussione sulle gravi
e sistematiche violazioni dei diritti umani da parte del regime di
Mubarak: «veramente io considero il Presidente e la signora Mubarak
amici di famiglia».
A parte le compagnie
petrolifere e le agenzie di sicurezza, negli ultimi anni tutti i tipi di
istituzioni europee hanno hanno presentato le loro proposte alla
dittatura di Tripoli. La London School of Economics ha accettato 1.5 milioni di sterline dalla
Gaddafi International Charity and Development Foundation per un “centro
di democrazia virtuale”. La Fondazione è diretta da Saif
al-Islam Gheddafi, lo stesso che recentemente è andato in televisione a
dire che il governo di suo padre avrebbe lottato «fino all’ultimo
minuto, all’ultimo proiettile».
Il colonialismo dell’Europa,
la schiavitù e il genocidio non possono pretendere nessuna leadership
morale in questo mondo. L’Europa che ha sostenuto la dittatura di
Mubarak per trent’anni e la dittatura di Ben Alì per 23 anni non può
pretendere nessuna leadership morale in questo mondo. L’Europa che ha
contribuito a distruggere l’Iraq durante l’invasione del 2003, non può pretendere nessuna leadership morale in questo mondo. L’Europa
che ha rifiutato di consentire al popolo haitiano di eleggere la
leadership che aveva scelto, sostenendo un colpo di stato nel 2004
contro quella leadership, non può pretendere nessuna leadership morale
in questo mondo. L’Europa che è direttamente responsabile della morte
documentata di 14 mila migranti dal 1993, non può pretendere nessuna leadership morale in questo mondo.
E’ abbastanza vero che la
forma moderna di democrazia è iniziata in Europa con la Rivoluzione
Francese del 1789. Ma quando gli schiavi africani di Haiti hanno
seriamente fatto proprie le idee di libertà, uguaglianza e fraternità, e
hanno vinto la loro rivoluzione nel 1804, è subito diventato chiaro che
per i francesi la democrazia non può essere per tutti. Da allora,
questa è stata la posizione europea.
Scegliere la democrazia non
significa certamente scegliere l’Europa, e tanto meno scegliere gli
Stati Uniti, che hanno rovesciato governi democraticamente eletti in
giro per il mondo quando erano stati così temerari da eleggere i leader
“sbagliati”. In verità, ogni serio impegno per la democrazia deve
respingere l’autorità morale e politica dell’Europa e degli Stati Uniti.
Qualsiasi impegno per la democrazia deve affermare, in modo molto
chiaro, che le persone di tutto il mondo hanno il diritto di governarsi
da sole, secondo la loro volontà.
Non possiamo conoscere la
traettoria delle rivolte che hanno spazzato il Nord africa e il
Medioriente. Ma una cosa è certa. Nonostante i pomposi proclami di
Washington e di Bruxelles, queste non sono rivolte a favore dei valori
americani o europei. Al contrario, esse sono una sfida diretta contro
questi valori. Sono rivolte contro una struttura di potere globale che è
formata da un alleanza internazionale di elitè, che ha tra i suoi
principi chiave l’idea che gli arabi “non sono ancora pronti per la
democrazia”. Questo, naturalmente, è l’eco di una delle giustificazioni
dell’apartheid. Ma chi dice che qualcun’altro non è pronto per la
democrazia, per questo semplice fatto di dirlo,è lui a non essere
democratico.